Habitat 67, il progetto di recupero per il capolavoro brutalista di Montreal
Era stato progettato per l’Expo del 1967 dall’architetto israeliano/canadese Moshe Safdie, poi ha subito danni per decenni. A distanza di 50 anni, e in concomitanza con una grande mostra, è stato ristrutturato e riaperto al pubblico il duplex al decimo piano di Habitat 67, capolavoro brutalista di Montreal realizzato in una zona residenziale della città canadese.
La ristrutturazione, ad opera dello stesso studio Safdie Architects, ha trasformato l’appartamento in una attrazione turistica e in una risorsa accademica. Ma in progetto c’è anche un restauro completo di tutta la struttura esterna dell’edificio.
Habitat 67 rappresenta l’architettura moderna, il simbolo dell’epoca brutalista. Uno degli edifici più all’avanguardia in fatto di design perché combina due tipologie di abitazioni: la residenza del giardino urbano e l’edificio modulare degli appartamenti di grande altezza. Safdie realizzò questo progetto per la tesi di laurea, basandosi su un concetto semplice: quello di creare una “nuova forma di edilizia in grado di riprodurre, in un ambiente ad alta densità urbana, i rapporti umani e i comfort della casa singola e di piccoli centri”.
Habitat 67 è un edificio in cemento a vista simile a una costruzione lego, con 354 cubi tutti uguali e posti uno sull’altro, che ospitano 146 residenze di varie dimensioni con affaccio sul fiume San Lorenzo. La costruzione prefabbricata, adatta alle funzioni residenziali, commerciali e di servizio, si compone di una serie di moduli raggruppati con i tetti che diventano terrazze esterne.
Scatole che formano case, architettura geometrica, un condominio moderno e urbano nello stesso tempo nello stile brutalista che imperversava nella seconda metà del XX secolo. L’opera di ristrutturazione di oggi segue i nuovi canoni di sostenibilità e risparmio energetico, portando alcuni accorgimenti, ma cercando di non stravolgere l’impianto originale.